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Il ginocchio è un’articolazione formata dal:
Il femore partecipa all’articolazione del ginocchio con la parte distale. Quest’ultima è formata da due prominenze, definite condilo mediale e laterale, che unendosi danno vita centralmente alla troclea. Quest’ultima si articola con la rotula e come i condili è rivestita di cartilagine.
La tibia: partecipa all’articolazione del ginocchio con la sua parte più prossimale detta piatto tibilae. Quest’ultimo è formato da due cavità, che si rapportano con i condili femorali e vengono divise da un’eminenza centrale detta eminenza intercondiloidea. L’eminenza intercondiloidea accoglie il crociato anteriore e il crociato posteriore. L’armonia fra i condili femorali e la tibia viene stabilita da due strutture cartilaginee dette menischi. Il meniscolaterale ha forma di D e quello mediale di C.
Rotula: Ha forma triangolare ad apice inferiore. Si trova compreso nel tendine del muscolo quadricipite, dividendolo prossimalmente in tendine quadricipitale, e distalmente in tendine rotuleo. La faccia posteriore si articola con la troclea ed è rivestita dicartilagine.
La Cartilagine
Come detto, la troclea, il condilo mediale e laterale, la faccetta posteriore della rotula, sono rivestiti da Cartilagine.
La cartilagine articolare è un tessuto elastico dotato di notevole resistenza alla pressione e alla trazione (è un connettivo specializzato con funzione di sostegno). Ha un colorito bianco perlaceo e riveste le estremità delle ossa articolari proteggendole dall'attrito. La sua funzione è simile a quella di un cuscinetto ammortizzatore che con la sua azione salvaguarda i normali rapporti articolari e permette il movimento.
Mezzi di unione delle tre strutture ossee:
sono rappresentati dalla:
Capsula articolare: costituisce una camera chiusa che protegge internamente l’articolazione composta dal femore distale, il piatto tibiale e la faccetta posteriore della rotula
legamenti di rinforzo:
legamenti collaterali ( mediale e laterale) sono due robuste bande fibrose poste ai lati del ginocchio.
legamento popliteo partecipa con il collaterale laterale alla stabilità del comparto laterale .
Legamenti crociati: sono intrarticolari, originano dall’eminenza intercondiloidea, si incrociano ad X e ricevono la loro denominazione dalla posizione rispetto l’eminenza. Partecipano attivamente alla funzione di stabilizzatori del ginocchio, ma anche alla funzione propriocettiva dello stesso. Per propriocezione s’intende la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista.
Legamento crociato anteriore: è intrarticolare e ha la funzione di evitare la traslazione anteriore della tibia sul femore.
Legamento crociato posteriore: si trova posteriormente rispetto il primo ed ha la funzione di evitare la traslazione posteriore della tibia sul femore.
Il Ginocchio può essere diviso in tre compartimenti unici in forma e funzione.
· Comparto mediale (rosso)
· Comparto laterale (blu)
· Comparto anteriore o femoro-rotuleo (giallo)
L’artrosi del ginocchio, o gonartrosi, è la più comune malattia del ginocchio in età senile. E’ una malattia cronico-degenerativa, che porta ad un danno articolare crescente fino a comportare un grado significativo di disabilità.Può essere grossolanamente definita una sorta di “usura” dei capi articolari, nella quale lo strato di cartilagine che riveste i condili femorali e i piatti tibiali si assottiglia progressiva mente fino ad esporre l’osso sottostante. Questo reagisce addensandosi e producendo escrescenze periferiche appuntite, gli osteofiti. Anche la rotula può essere coinvolta insieme con la sua superficie di scorrimento sul femore distale (la troclea).
Radiograficamente i segni caratteristici sono: Riduzione dello spazio articolare che può colpire uno o entrambi i compartimenti(artrosi monocompartimentale mediale o laterale) causato dalla degenerazione cartilaginea. Speroni ossei definiti Osteofiti e cavità di osso degenerato dette geodi.
La gonartrosi primitiva è una condizione di cui non è nota la causa determinante e si presenta maggiormente in età avanzata.
Le cause più comuni di gonartrosi secondaria sono i postumidi fratture articolari del ginocchio, i malallineamenti (ginocchio varo e valgo), il disallineamento dell’apparato estensore le instabilità (rottura inveterata dei legamenti), i postumi dell’osteocondrite dissecante, dell’osteonecrosi condilica e dell’intervento di meniscectomia totale. Raramente si riconoscono anche causesistemiche, quali alcune malattie dismetaboliche.l'età media di insorgenza può abbassarsi notevolmente (40-50 anni).
Sintomatologia della gonartrosi:
il dolore è il sintomo più frequente. In funzione della gravità possono abbinarsi altri segni e sintomi: difficoltà al flettere completamente il ginocchio, formazione di liquido sinoviale, riduzione di forza quadricipitale, progressiva e costante riduzione dell’autonomia di marcia, difficoltà a salire e scendere le scale, zoppia, rigidità, deviazione in varo o in valgo del ginocchio.
Trattamento:
Fase iniziale: possono alleviare la sintomatologia il riposo, Antiinfiammatori e fisioterapia.
Fase intermedia: trovano indicazioni le infiltrazioni abbinate alla fisioterapia
Fase avanzata: intervento di Artroprotesi
L'artroprotesi di ginocchio trova indicazione quando l’artrosi interessa almeno due compartimenti. Sono impianti protesici ideati per risparmiare osso rimuovendo la parte degenenerata e rivestire l'osso sottostante.
Com’è composta una Protesi totale di ginocchio:
è composta da tre componenti:
Quanti tipi di protesi Totali di ginocchio esistono?
Nel corso degli anni, il successo di questo intervento, ha spinto molte ditte ad ideare nuovi disegni protesici. Possiamo dividere le protesi attualmente presenti in:
Protesi Totali a risparmio di crociato o CR:
Permette il risparmio del crociato posteriore mentre vede sacrificato quello anteriore. Permette di risparmiare osso, poiché non necessita di scasso femorale per il “perno centrale”
Protesi Totali postero-stabilizzata o PS: sono modelli in cui viene sacrificato il crociato anteriore e posteriore, sostituiti da un perno centrale che mima la loro azione.(freccia rossa) È un impianto più invasivo poiché oltre all’asportazione del lcp, deve essere eseguito uno scasso femorale per accogliere il “perno” dell’inserto.
Protesi Totali a piatto mobile.
Si differenzia da quella a piatto fisso, perché l’inserto non è bloccato al piatto tibiale protesico, ma ha la possibilità di muoversi su di esso, assecondando i movimenti eseguiti dal femore e dalla tibia. Gli inserti mobili nella TKA sono una possibile soluzione per migliorare il rapporto tra le superfici articolari protesiche e ridurre le reazioni di usura fra queste. Tuttavia, ci sono altre complicanze che possono verificarsi nella TKA a piatto mobile rispetto alle PTG a piatto fisso; queste comprendono la lussazione, la fuoriuscita o la rottura del polietilene e l'intrappolamento di tessuti molli. Una tecnica chirurgica rigorosa e una limitata mobilità dell'inserto possono ridurre queste complicanze.
Protesi totale con protesi Rotulea.
Attualmente, la scelta di protesizzare anche la rotula quando si esegue una PTG, è dibattuta L’analisi dei registri protesici mondiali (sono registri che raccolgono tutte le protesi impiantate in un paese, con finalità di valutare la loro sopravvivenza ed efficacia) ci mostrano come la scelta di protesizzare o meno la rotula, nel corso di un intervento di PTG, varia in base alla posizione geografica e alla scuola: in Nord America le percentuali
di protesi rotulea superano il 90%, mentre tale procedura è meno praticata in Asia. In Europa invece vi è grande variabilità tra i diversi paesi passando dal 70% della Danimarca al 3% della Svezia. Attualmente, nonostante non vi sia un consenso unanime, le indicazioni più frequenti e diffusamente accettate per la protesi rotuleasono: artrite infiammatoria, obesità e grave danneggiamento cartilagineo. Possiamo quindi dire che un’accurata valutazione clinica del paziente, della specifica sintomatologia dolorosa, associata a mirate radiografie, sono elementi essenziali per la scelta di questo tipo d’impianto.
Metodi di fissazione Protesici:
· Press-fit
· Cementazione
Press-fit
Metodica secondo la quale, le componenti protesiche (tibiale e femorale)sono rivestite da materiale poroso (idrossiapatite) che ha la funzione di far integrare la protesi con l’osso (osteoinduttività e osteoconduttività) senza l’utilizo del cemento. Attualmente questa metodica è poco utilizzata, poichè studi condotti mostrano una mobilizzazione delle componenti protesiche e una sopravvivenza inferiore rispetto le cementate.
Cementazione
Oggi è la metodica maggiormente utilizzata. Ha la funzione di ancorare le componenti protesiche all’osso. Spesso ad esso viene addizionato antibiotico con funzione di ridurre il rischio infettivo.
Posted by KNNC on Domenica 22 febbraio 2015
Domande frequenti:
Cosa serve per l’intervento: Stampelle, calze antitrombo, rialzo per il Water, borsa del ghiaccio (vedi sezione dedicata ai pazienti.) L’eventuale presenza di documenti-accertamenti, inerenti agli interventi precedenti o alle patologie in corso, devono essere portati sia in fase di preospedalizzazione che al ricovero.
Tempi di recupero: nel primo giorno post-operatorio compatibilmente con l’anemizazione e lo stato fisico globale, il paziente potrà essere seduto con le gambe fuori dal letto e verticalizzato. Nei giorni successivi verrà curata la fase del passo inizialmente eseguita con il deambulatore e nei giorni successivi con le stampelle.
Stampelle: l’utilizzo delle stampelle dipende dall’abilità del paziente e dal quadro clinico. Normalmente l’utilizzo delle stampelle può avvenire dal secondo giorno post-operatorio. Dal 15° giorno verrà abbandonata una stampella e mantenuta fino ad un mese dall’intervento.
Calze antitrombo: devono essere utilizzate bilateralmente e mantenute fino al 15-20 giorni
Medicazione e punti: vengono eseguite se la ferita appare non in ordine. Eseguire molte medicazioni non è un indice di sicurezza. I punti possono essere rimossi a 14 giorni dall’intervento.
Cose da non Fare:
Posizionare un cuscino sotto al ginocchio, mantenendolo flesso quando si è sdraiati. È sconsigliato, nei primi giorni post-intervento, rimanere tropo tempo seduti, è preferibile riposare da sdraiati.
Durata della Protesi: Nel corso degli anni sono nati i registri protesici dove vengono raccolti tutti i dati inerenti alle protesi impiantate, le loro caratteristiche e la durata di esse. Attualmente la durata media di una protesi è dai 10 ai 12 aa, anche se questo valore può sensibilmente variare in funzione del modello, posizionamento dell’impianto, qualità ossea e stile di vita del paziente.
Allergia: Ogni forma di allergia o sospetto(alimenti, metalli, farmaci, medicamenti, disinfettanti, tessuti-materiali ecc.) deve essere comunicata al medico
Allergia ai metalli (Nichel): E’ importantissimo comunicare al medico l’eventuale presenza di allergie ai metalli, poiché l’impiego di protesi in metallo, può causare un processo allergico simile ad una infezione, che per essere risolto necessita della rimozione della protesi stessa.
Come accorgersi dell’allergia? In presenza di allergia al Nichel, l’utilizzo di collane, orecchini, orologi, bracciali, non in oro, può causare reazioni allergiche da contatto, caratterizzate da rossore edema e dolore. In queste circostanze è altamente sconsigliato l’impiego di protesi in metallo. Inoltre è ulteriormente sconsigliato l’utilizzo di punti cutanei in metallo.
L’anestesia per l’intervento: E’ una metodica gestita dall’anestesista. L’anestesia generale e spinale sono le due tecniche maggiormente adottate per questo tipo d’intervento. La scelta dell’una rispetto all’altra, dipende dalle condizioni cliniche del paziente, che verranno opportunamente valutate nella visita preanestesiologica, in preospedalizzazione.
Catetere: L’impiego del catetere dovrà essere valutato in funzione del tipo di programma chirurgico, condizioni cliniche del paziente e tipo di anestesia. Dove possibile evitiamo di utilizzarlo. La presenza di patologie del tratto uro-genitale (cistiti, prolassi, disturbi della minzione, interventi ecc), devono essere preventivamente comunicate.
Come detto nel paragrafo dell’anatomia, i legamenti crociati (freccia blu e rossa) rappresentano degli stabilizzatori fondamentali per il ginocchio, con finalità di limitare l’eccesiva traslazione anteriore e posteriore della tibia, rispetto al femore nella fase del passo. Inoltre possiedono dei recettori con funzione propriocettiva. Per propriocezione s’intende la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista. Le protesi tradizionali prevedono il sacrificio del legamento crociato anteriore, causando come detto, un’eccessiva mobilità anteriore della tibia rispetto al femore, definita effetto paradosso. L’analisi della letteratura ci mostra come anche i pazienti più contenti, che hanno subito un intervento di PTG tradizionale, nella fase di salita, ma soprattutto di discesa delle scale, avvisano una sensazione di lieve instabilità del ginocchio causata dall’assenza dei crociati. L’obbiettivo primario con questa nuova protesi è quello di conservare il crociato anteriore rendendo il ginocchio più fisiologico.
Scudo femorale simile a quello delle protesi tradizionali, ma con una gola centrale sagomata, chepermette di accogliere i crociati.
Piatto tibiale privo di chiglia centrale e sagomato per accogliere l’eminenza intercondiloidea con i crociati. l’assenza di chiglia rende questa protesi ancora più conservativa in termini ossei.
Inserto rispetto l’inserto delle protesi totali, quest’ultimo è composto da due inserti isolati, Protesi Standard XP sagomati ed ideati per assecondare i diversi movimenti compiuti dai condili sovrastanti
Trova indicazione: in pazienti affetti da artrosi bi-tricompartimentale, dove non sono lesionati i crociati, con buona qualità ossea, con deviazione in varo e solo nelle forme lievi il valgo. può essere associata ad una protesi rotulea.
Sconsigliato: Artrite reumatoide, gravi deformità,ginocchio flesso rigido, osteoporosi.
Il posizionamento: prevede una incisione chirurgica sovrapponibile a quella delle protesi tradizionali. Necessita di una tecnica chirurgica più accurata.
Importante: Attualmente abbiamo nel mondo poca casistica in termini di numeri e sopravvivenza degli impianti. I risultati preliminari ottenuti, ci consegnano un paziente più soddisfatto con un ginocchio più performante. Seppur le premesse fanno ben sperare, come tutti gli impianti di nuova generazione, necessita di tempo per poter dire se realmente rappresenta un cambiamento rispetto le tradizionali protesi.
Domande più frequenti : vedi voce protesi totali di ginocchio
L'artroprotesi Monocompartimentale trova indicazione quando l’artrosi, l’osteonecrosi, o gli esiti di un evento frattuativo, hanno interessato il compartimento mediale e non gli altri due. È sconsigliata in: pazienti obesi Artrititici con deviazionimarcate(>15°), ginocchio rigido o flesso, lesioni dei crociati. Permette di conservare gli atri due compartimenti del ginocchio, ma soprattutto di preservare il crociato anteriore e posteriore essenziali nella stabilità dello stesso. È una protesi di rivestimento, ovvero una prot
esi che rispetto le totali, necessita per esere impiantata, della rimozionedella cartilagine degenerata e di poco o nulla osso. Essendo una artroprotesi è composta da una componente femorale, una tibiale e un menisco. Quest’ultimo può essere fisso o mobile a seconda dell’impianto scelto. Il vantaggio di avere un inserto mobile, come nella protesi totale, è di ridurre l’usura protesica e di avere un inserto più performante con le componenti femorali e tibiali.
Vantaggi: E’ un intervento meno invasivo con un accesso chirurgico ridotto. Il recupero è più rapido e la sensazione avvertita dal paziente è quella di avere un ginocchio identico a quello sano.
Svantaggi: richiede una capacità chirurgica più elevata e rispetto la totale, non consente minimi errori di posizionamento. Per questo tipo di impianto non vi sono controindicazioni nello sport.
Metodi di fissazione:
Metodica secondo la quale, le componenti protesiche (tibiale e femorale)sono rivestite da materiale poroso (idrossiapatite) che ha la funzione di far integrare la protesi con l’osso (osteoinduttività e osteoconduttività) senza l’utilizzo della cementazione. Attualmente questa metodica è poco utilizzata, poichè studi condotti mostrano una mobilizzazione delle componenti protesiche e una sopravvivenza inferiore rispetto le cementate.
Percorso Riabilitativo:
Il 1 ° giorno post-operatorio il paziente viene seduto e se le condizioni generali sono buone può essere verticalizzato e fatto camminare con deambulatore.
dal 2°giorno inizia a deambulare con le canadesi con carico completo.
il 4° giorno il paziente può essere dimesso per tornare a casa dove un fisioterapista di fiducia potrà seguirlo 2-3 volte a settimana. Se la dimissione a domicilio non è possibile, verrà trasferito in una stuttura riabilitativa.
L'Artroprotesi Monocompartimentale Laterale trova indicazioni in pazienti con degenerazio
ne artrosica del solo comparto laterale. Può essere usata anche nelle osteonerosi o esiti di frattura. La biomeccanica del comparto laterale è più complessa rispetto quella mediale, motivo per cui negli anni passati, questo tipo di protesi ha avuto un elevato tasso di insuccessi. Poiché il carico sul ginocchio viene maggiormente distribuito sul comparto mediale, questo impianto può essere usato anche in pazienti sovrappeso-obesi.Come nel mediale permette di conservare gli altri due compartimenti del ginocchio, ma soprattutto di preservare il crociato anteriore e posteriore essenziali nella stabilità dello stesso. È una protesi di rivestimento, ovvero una protesi che rispetto le totali, necessita per esere impiantata, della rimozione della cartilagine degenerata e di poco o nulla osso. Essendo una artroprotesi è composta da una componente femorale, una tibiale e un menisco. Quest’ultimo può essere fisso o mobile a seconda dell’impianto scelto. Il vantaggio di avere un inserto mobile, come nella protesi totale, è di ridurre l’usura protesica e di avere un inserto più performante con le componenti femorali e tibiali. Apparentemente simile alla mono mediale si differenzia da essa per forma e geometria(piatto convesso ecc.)
Svantaggi:Richiede una capacità chirurgica più elevata, rispetto la totale e alla mono mediale. Il rischio di lussazioni è nettamente più elevato della mediale. Al fine di ridurre tale rischio oggi si prediligge quella a menisco fisso. Se ben posizionata, non vi sono controindicazioni nello sport.
Metodica secondo la quale, le componenti protesiche (tibiale e femorale)sono rivestite da materiale poroso (idrossiapatite) che ha la funzione di far integrare la protesi con l’osso (osteoinduttività e osteoconduttività) senza l’utilizzo della cementazione. Attualmente questa metodica è poco utilizzata, poichè studi condotti mostrano una mobilizzazione delle componenti protesiche e una sopravvivenza inferiore rispetto le cementate. Negli ultimi anni sono state eseguite delle modifiche nel disegno protesico, al fine di poter utilizzare questo impianto senza cementarlo. Abbiamo buoni risultati, ma la casistica è ancora povera in numero e follow-up.
La protesi Femoro-Rotulea trova indicazione quando la degenerazione interessa la troclea e la faccetta posteriore della rotula, ma non il comparto mediale e laterale. È una patologia più frequente nelle donne rispetto gli uomini e rappresenta il 4% di tutte le
artrosi di ginocchio. Fattori di rischio sono le deformità anatomiche(ginoccho valgo, morfologia rotulea,rotula alta displasia trocleare, lassità generalizzata, ipotrofia vmo, esiti di traumi). Clinicamente il dolore si presenta anteriore sotto la rotula che si acerba nel salire, ma soprattutto nel scendere le scale. La pressione della rotula sulla troclea genera forte dolore nel paziente.
Lintervento prevede l’asportazione della cartilagine degenerata della troclea e della faccetta posteriore della rotula e la sostituzione con uno scudo trocleare e una protesi rotulea. L’incisione è più piccola rispetto la protesi totale, ma non può essere eseguita in miniinvasività, poiché richide una adeguata esposizione per posizionare correttamente l’impianto protesico.
Come detto il menisco è un cuscinetto cartilagineo che ha funzione di ammortizzatore fra osso femore e tibiale(vedi anatomia del ginocchio). Possiamo dividere il menisco in un corno anteriore, corpo e corno posteriore(foto a destra). Il menisco è privo di vasi sanguigni fatta eccezione per le sue due estremità. Ne consegue che, fatta eccezione per piccole lesioni periferiche, in caso di un forte trauma le sue capacità riparative sono estremamente basse. La sua lesione può avvenire a seguito di un evento traumatico(attività sportiva; inginocchiamento; eccessiva torsione del ginocchio) o per fenomeno degenerativo (fase iniziale dell’artrosi). Negli eventi traumatici possono associarsi le lesioni dei crociati e collaterali. Le lesioni meniscali possono essere classificate in funzionedella sede e tipo di lesione. (vedi foto).
Diagnosi:
Clinica: Spesso una visita clinica può essere sufficiente per fare diagnosi ed evitare di eseguire indagini strumentali inutili.
Vivo dolore, presenza di versamento, impossibilità a piegare o estendere il gin
occhio completamente, difficoltà a deambulare, sono i sintomi più frequenti.
Solo dopo indicazione dello specialista potranno essere eseguite radiografie, rm o Tc. L’Rm rappresenta lo studio di scelta per le lesioni meniscali che non possono essere viste con la radiografia
Il trattamento può essere Conservativo o Chirurgico e dipende da:
· Il tipo e sede della lesione
· L’età del paziente
· L’evento causante
Conservativo
Trattamento delle lesioni meniscali
Se il soggetto è giovane, il ginocchio è stabile e non vi sono segni di blocco articolare, il trattamento conservativo potrebbe essere sufficiente per una guarigione completa del menisco lesionato.
Nel caso invece che all'interno dell'articolazione sia presente un frammento di menisco mobile l'intervento di asportazione chirurgica è assolutamente necessario.
Le lesioni di tipo degenerativo (in pazienti adulti-anziani) che avvengono cioè senza un evento traumatico significativo, necessitano invece di un periodo di attesa. Grazie ai movimenti può infatti accadere che queste sfrangiature meniscali si limino facendo scomparire il dolore non necessitando di intervento. E' quindi importante che il paziente si armi di buona pazienza sopportando per qualche mese il fastidio ed il dolore locale seguendo con attenzione le indicazioni prescritte.
In pazienti in cui non si sono verificati eventi di blocco articolare e trova indicazione il trattamento conservativo, Il protocollo R.I.C.E (blocco, ghiaccio, compressione ed elevazione) può essere sufficiente per risolvere il problema. In base a queste regole l'arto leso va innanzitutto immobilizzato e messo a riposo. Si provvederà poi ad applicare del ghiaccio sulla zona lesionata (quattro o cinque applicazioni quotidiane per 20 minuti nelle 24-48 ore successive al trauma). La crioterapia, associata al riposo contribuirà così a ridurre il gonfiore ed il dolore locale. Soltanto sotto consiglio medico, si possono assumere degli antinfiammatori non steroidei per tenere sotto controllo il dolore. Per ridurre il dolore e aiutare la guarigione può essere eseguita fisioterapia( Tecar, Laser ecc).
Un'Artrocentesi (aspirazione con una siringa del liquido all’interno del ginocchio) può essere eseguita per dare sollievo al paziente e fare diagnosi di lesione meniscale e o legamentosa.
Nelle forme degenerative dopo aver eseguito un’Artrocentesi può essere eseguito un ciclo d’infiltrazioni con Acido Ialuronico.
Acido ialuronico è un componente fondamentale del liquido sinoviale. Tale liquido è posto all'interno delle articolazioni con lo scopo di proteggere la cartilagine dall'usura e da carichi eccessivi. L'invecchiamento articolare, così come quello cutaneo, si associa ad un decremento nella produzione di liquido sinoviale. Il liquido sinoviale, oltre ad ammortizzare i movimenti assicura il nutrimento alla cartilagine, accelerandone i processi riparativi. Esistono molti tipi di acido ialuronico e quindi la modalità di somministrazione variano in funzione del tipo di acido e dalla condizione clinica del paziente. La scelta dell’acido viene fatta sulla base dell’età del paziente e della patologia presente.
Trattamento Chirurgico:
l’artroscopia è una tecnica chirurgica che consente tramite due piccole incisioni di introdurre gli strumenti per operare e una telecamera, collegata ad un monitor esterno, per vedere l’articolazione del ginocchio. Il Trattamento dipende dal tipo di lesione, dalle sue dimensioni, dalla posizione e dall’età del paziente, e possiamo:
· Suturare la lesione meniscale, favorendo la cicatrizzazione e la rigenerazione spontanea
· Asportare esclusivamente la parte di menisco lesionato (meniscectomia selettiva)
Lesione meniscale esterna:
E’ una zona meniscale con una ricca fornitura di sangue. Una lesione in questa zona può guarire da solo, o spesso può essere riparato tramite una sutura meniscale. Una lesione longitudinale è un esempio di questo tipo di rottura.
Lesione meniscale interna:
Al contrario le lesioni che avvengono all’interno del menisco mancano di un apporto di sangue. Senza nutrienti dal sangue le lesioni in questa zona non possono guarire per cui si richiede una asportazione parziale del tessuto lesionato(meniscectomia parziale).
Importante: il menisco rappresenta un elemento essenziale per “l’equilibrio” del ginocchio, rimuoverlo parzialmente o in rari casi totalmente può indurre negli anni un processo artrosico. Per questo motivo la meniscectomia deve essere eseguita solo quando tutti i trattamenti conservativi non trovano efficacia.
Dopo L’intervento:
E’ un intervento che oggi può essere eseguito in regime di Day surgery. (ricovero la mattina dell’intervento e dimissione nella stessa giornata).
Meniscectomia
Il paziente uscirà dall’ospedale deambulando con l’ausilio delle stampelle. Si richiede una settimana di riposo in cui eseguirà terapia con ghiaccio e Fans. Dopo un controllo ad una settimana inizierà un percorso riabilitativo finalizzato a al recupero articolare graduale e del tono muscolare. La scelta di utilizzare un tutorevaria da caso a caso.
Sutura Meniscale
Richiede tempi più lunghi di recupero. Necessità di tutore che nel corso delle settimane verrà sbloccato concedendo un’articolarità crescente. Il recupero del tono muscolare può essere eseguito, con specifici esercizi, già dalla seconda settimana, ma la deambulazione con carico completo e priva di stampelle avverrà non prima delle 5 settimane. Recuero delle attività sportive non prima dei 3-4 mesi.
Non deve destare preoccupazione se il ginocchio, nei giorni successivi l'intervento, risulta gonfio. L’artroscopia viene eseguita con introduzione di acqua per aumentare la cavità articolare e permettere di eseguire l'intervento più agevolmente.
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